Fabio Di Paola

Stanislav Petrov: l’uomo che ha evitato la Guerra Nucleare

5 Febbraio 2021 Storia 0

Il 1983 è stato un anno denso di tensioni fra USA ed URSS

all’inizio del mese un caccia sovietico aveva abbattuto un aereo di linea sudcoreano che, per errore, era penetrato nello spazio aereo dell’URSS: erano morte tutte le 269 persone a bordo. Pochi mesi prima il Presidente Reagan aveva coniato l’espressione “Impero del Male” e annunciato il programma delle guerre stellari. Si programmava il dispiegamento dei missili Pershing in Europa. Al Cremlino c’era Yuri Andropov che si era convinto che gli USA stavano preparando un attacco, un primo colpo nucleare.

Stanislav Petrov a quell’epoca aveva 44 anni ed era un Tenente Colonnello assegnato alla Vojska PVO, il comando della difesa antiaerea dell’URSS (dal russo: Truppe di difesa aerea del paese) .

Il 26 settembre dei quell’anno Stanislav Petrov era l’ufficiale di servizio al centro di comando del sistema satellitare sovietico di allerta, la struttura che doveva monitorare eventuali lanci di missili balistici intercontinentali statunitensi, interpretandone e verificandone i dati,e quindi informare i suoi superiori di un eventuale attacco nucleare contro l’Unione Sovietica.
Nel caso fosse avvenuto un attacco e cioè un lancio di missili da parte degli USA la strategia dell’Unione Sovietica era quella di rispondere immediatamente lanciando un contrattacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti e nel clima politico del 1983, uno contrattacco di ritorsione sarebbe stato quasi certo.

Alle 00:14 (di Mosca) il sistema satellitare sovietico, composto da una costellazione di satelliti della serie Cosmos destinati a questo scopo, diede l’allarme segnalando un missile Minuteman lanciato da una base del Montana ed in viaggio verso il territorio sovietico.
Petrov ritenne inverosimile un attacco da parte degli USA con un unico missile , pensò a un errore del sistema e non segnalò ai suoi superiori l’accaduto.
Pochi minuti dopo il satellite segnalò altre quattro volte un lancio di missili statuinitensi dello stesso tipo e dalla stessa base, per un totale di 5 missili nucleari teoricamente in viaggio verso l’URSS.

A questo punto lanciare l’allarme avrebbe potuto significare dar avvio alla risposta nucleare verso gli Stati Uniti da parte sovietica, ma Petrov, considerando troppo esiguo l’attacco missilistico in corso rispetto all’arsenale degli USA, ritenne cdi essere di fronte ad una serie di errori generati dal sistema satellitare di allerta.
L’ URSS si aspettava che un attacco nucleare sarebbe stato enorme, un assalto progettato per sopraffare le difese sovietiche in un colpo solo. Ma i monitor mostravano solo cinque missili. “Quando le persone iniziano una guerra, non la iniziano con solo cinque missili”, pensò in quel momento.  E paradossalmente aveva ragione: un attacco nucleare con poche armi avrebbe teoricamente messo gli Stati Uniti di fronte alla rappresaglia dell’ URSS : molto meglio, in teoria, un attacco massiccio e devastante che avrebbe impedito all’ URSS di rispondere.  Solo cinque missili erano contro ogni logica.

Alla fine delle analisi (con i presunti missili lanciati ancora in volo verso il suolo sovietico, ma non rilevati come presenti da altre fonti), decise di segnalare il tutto ai superiori come un falso allarme, anziché come un attacco nucleare degli Stati Uniti verso l’Unione Sovietica.

Che cosa aveva causato l’errore dei satelliti e del sistema di allarme? Alla fine si scoprì che i satelliti avevano interpretato come lanci il semplice riflesso del sole sulle nuvole, un falso allarme dovuto a una particolare posizione  della Terra, il Sole e l’orbita del sistema satellitare che aveva dato inaspettatamente luogo a consistenti riflessi della luce solare sulle nubi ad alta quota che i sistemi avevano  identificati come lanci di missili.

La scelta di Petrov fu di non credere ai sistemi automatici e di non fare niente: decise che ignorare gli allarmi era la migliore azione possibile, interpretando i dati e gli ordini nel modo migliore; tuttavia tale evento metteva in pessima luce la tecnologia sovietica delle apparecchiature impegnate nel monitoraggio dei siti missilistici statunitensi e l’episodio venne quindi passato sotto silenzio.

I suoi superiori, quando poi si chiarì che si era trattato di un errore del sistema, non lo premiarono. Il colonnello, anzi, ricevette un richiamo per non aver seguito la procedura standard.  Alla fine, non è stato né punito né ricompensato però aveva disobbedito alla procedura militare : non era più considerato un ufficiale militare affidabile,  probabilmente perché aveva ignorato gli allarmi e non aveva seguito la procedura prevista.

La sua storia è rimasta segreta fino al crollo dell’Unione Sovietica. Ma anche dopo, in Russia non si è quasi mai parlato di Petrov; il colonnello ha ricevuto qualche riconoscimento all’estero, ma nulla in patria.

Grazie alle azioni di Stanislav Petrov quel giorno del 1983, il mondo fu risparmiato da quella che avrebbe potuto diventare la tragedia più devastante nella storia dell’umanità. Stanislav Petrov disse che non si considerava un eroe per quello che ha fatto quel giorno ma pensando al numero incalcolabile di vite salvate e di salute generale del pianeta è innegabilmente uno dei più grandi eroi di tutti i tempi.

Ma sfortunatamente per Stanislav Petrov tutto questo ha rovinato la sua carriera e la sua salute: un debito che il mondo non sarà mai in grado di ripagare.

Stanislav Petrov è morto il 19 maggio 2017 a 77 anni, e molte testate internazionali gli hanno dedicato un necrologio, nel 2014 fu persino girato su di lui un documentario intitolato “L’uomo che salvò il mondo”.

Nonostante questo la sua fama è ancora abbastanza limitata.